La richiesta di una riforma della 231 è pressante e condivisa da molti operatori del settore. La necessità di rivedere il D.Lgs. 231/2001 è dovuta principalmente all’eccessiva produzione normativa. Questo ha portato a una sovrapposizione e accumulazione di disposizioni che rendono il paradigma della responsabilità amministrativa degli enti complesso e frammentato.

Sul tema Italia Oggi, in un articolo a firma del giornalista Antonio Ranalli, ha raccolto le opinioni di alcuni professionisti degli studi italiani. Tra questi è stato intervistato anche il nostro of counsel Raffaele Vitolo: «Solo nel 2023, si è intervenuti sulla 231 con due decreti-legge. Con l’ultima modifica è stato ampliato il novero dei reati presupposto con l’introduzione del delitto di trasferimento fraudolento di valori di disposizione a sua volta modificata nel 2024, allargando la punibilità alla condotta di chi, per eludere le disposizioni in materia di documentazione antimafia, attribuisce fittiziamente ad altri la titolarità di imprese, quote societarie o azioni ovvero di cariche sociali, qualora l’imprenditore o la società partecipi a procedure di aggiudicazione o di esecuzione di appalti o di concessioni. È chiaro, quindi, che il continuo taglia e cuci operato dal legislatore, ha reso necessaria la costituzione di una commissione che valuti una revisione della disciplina, semplificando il comparto normativo, rafforzando la prevenzione degli illeciti, prevedendo una risposta premiale alla denuncia di condotte interne di rilievo penale e rivedendo le forme di presunzione di colpevolezza dell’impresa».

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